Degustazione vini vulcanici Etna e Vesuvio

Maggio 2, 2025

Non perdere la serata dedicata alla degustazione dei vini vulcanici dell’Etna e del Vesuvio in programma venerdì 30 maggio presso Osteria del Notaro.

Avrai la possibilità di scoprire peculiarità e caratteristiche di vini dalle peculiarità del tutto particolari.

I vini saranno abbinati a piatti della tradizione cilentana e a proposte di stile mediterraneo ideate dal nostro chef al fine di far esaltare i pregi delle etichette scelte.

Degustazione vini vulcanici Etna Osteria del Notaro

Verso la fine del XX secolo si assiste all’inizio di una crescita per ciò che riguarda l’interesse nei confronti dei vini etnei.

Ma la viticoltura sulle pendici del vulcano siciliano inizia a svilupparsi fin dal VII secolo con l’uva piantata dai Greci.

Un lavoro portato avanti dai romani e dai siciliani fino al periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, quando si assiste ad una vera e propria battuta d’arresto.

Sul finire del 1900 una serie di viticoltori appassionati si impegna alla rinascita della viticoltura etnea puntando sui vecchi vitigni utilizzando nuove tecniche di vinificazione che permettono di innovare rispettando la tradizione.

Sono diversi i fattori che concorrono a rendere unici questi vini: i terreni di origine vulcanica (ciottolosi e ghiaiosi o cinerei), l’età delle viti, la forte escursione termica che arriva anche a 25-30 gradi tra giorno e notte.

I vitigni etnei più importanti sono 5: il Nerello Mascalese, la Minnella, il Nerello Cappuccio, il Carricante, il Catarratto.

Scopriamo le principali caratteristiche dei vini etnei:

  • Etna Rosso: è prodotto principalmente con il vitigno Nerello Mascalese, che deve costituire almeno l’80% dell’assemblaggio. Il solo vulcanico conferisce al vino una distintiva mineralità e una fresca acidità. Acidità e profili aromatici intensi e raffinati sono preservati grazie all’altitudine e all’escursione termica. Il colore può variare dal rosso rubino al granata. Al naso offrono un bouquet di frutti rossi e neri, note floreali, spezie aromatiche e un sottofondo minerale;
  • Etna bianco: è il vino bianco minerale più famoso d’Italia. Il vitigno predominante è il Carricante, che deve rappresentare almeno il 60% dell’assemblaggio. Le note saline e la marcata mineralità sono assicurate dal terreno vulcanico ricco di elementi minerali come ferro e potassio. Il vino si presenta con un colore giallo paglierino che può essere arricchito da riflessi verdognoli. Al naso ecco note di frutta a polpa bianca, come la pesca e la pera, sentori di campo, erbe aromatiche e una vena minerale.

Degustazione vini vulcanici Vesuvio Osteria del Notaro

Anche in Campania la cultura della vite e del vino arrivò insieme ai primi insediamenti greci che sfruttarono condizioni climatiche e morfologiche particolarmente favorevoli.

Proprio le caratteristiche dell’area vulcanica vesuviana si rivelano perfette per la coltivazione: clima mite e ventilato grazie alla brezza del mare e terreno a forte vocazione.

La viticoltura si diffuse ancora più ampiamente nel corso della dominazione romana con la produzione del celebre Falerno, considerato uno dei vini più pregiati dell’epoca e famoso in tutto l’Impero.

La forte eredità dei tempi antichi ci ha consegnato una ricchissima collezione di vitigni autoctoni di pregevole qualità, in particolar modo a bacca bianca.

Le pendici del Vesuvio dimostrano fin da subito di possedere caratteristiche ideali per la coltivazione della vite. Ne sono testimonianza anche le tante ville d’epoca romana dell’area vesuviana, fornite di dolium interrati per le vinificazioni.

I terreni sono costituiti da sabbie e lapilli di origine vulcanica, ricchi di elementi minerali e molto drenanti.

La peculiarità dei suoli ha permesso alle viti vesuviane di non essere toccate dalla devastazione della fillossera di fine Ottocento.

Ancora oggi le fallanze sono colmate con l’antico metodo della propaggine, interrando un tralcio di vite senza usare portinnesti.

L’area coltivata è tra i 200 e i 700 metri sul livello del mare.

L’ottima escursione termica tra il giorno e la notte favorisce la maturazione lenta e lo sviluppo di corredi aromatici ricchi e intensi.

Nell’ultimo decennio il livello dei vini vesuviani è cresciuto ulteriormente grazie al lavoro di produttori che hanno puntato sulla qualità e sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, sia nei classici assemblaggi del Lacryma Christi bianco e rosso, sia con vini in purezza.

Tra le uve a bacca bianca spiccano il Caprettone (un tempo confuso con la Coda di Volpe) e la Catalesca, vitigno di origine spagnola introdotto in Campania dai Borboni nel corso del XVI secolo.

Il vitigno a bacca rossa di maggiore tipicità è il Piedirosso, che dà vita a vini armoniosi, ricchi di aromi fruttati, con tannini dedicati e una buona freschezza.

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